Sì, è un problema sentito, molto importante per la conservazione e anche per il giusto approccio da parte dei visitatori all’interno di città uniche nella storia dell’umanità come possono essere per esempio Venezia, Roma, Pisa e Firenze (ma si dovrebbe parlare anche di Cinque Terre o della Costiera Amalfitana e all’estero di Barcellona, dove crescono i fanatici anti-turisti.)… Purtroppo non è un problema che, a causa dell’emergenza Coronavirus, ha riguardato molti Paesi compreso il nostro in queste ultime settimane.

Certamente però è evidente che per l’overtourism (termine ideato nel 2016 dal founder del travel magazine Skift) non bastano misure come tasse di soggiorno, zone vietate ai bus, tornelli di accesso, regole restrittive nei più famosi e congestionati punti turistici o mirate a regolare fornitori come Airbnb. L’argomento andrebbe affrontato con uno sguardo sistematico che sappia esaminare la complessità del fenomeno per trovare soluzioni equilibrate ma non miracolistiche. Tutto può essere fatto con creatività, eleganza ma soprattutto con il coinvolgimento degli stessi turisti: perché non lanciamo una campagna mondiale di condivisione attraverso i social su questo tema con tutti coloro che amano il nostro Paese e vogliono visitarlo al meglio? Qualsiasi decisione, se condivisa, parte già avvantaggiata e più apprezzata.

Credere nei turisti che amano viaggiare e vedere le meraviglie della nostra Italia è un prerequisito importante: è solo da una relazione “sana” tra il turista (includendo anche tutti i corpi intermedi che lo rappresentano) e le mete prescelte che possono nascere progetti vincenti.

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