Il viaggio è una delle metafore più presenti nell’immaginario collettivo occidentale ma il viaggiatore che un tempo avremmo definito ‘autentico’ non esiste più: come per la totalità dei fenomeni del III millennio, assistiamo ad una ‘frantumazione’ e ’moltiplicazione’ degli aspetti e delle verità… Se prima quindi il viaggiatore aveva un’aurea mitica che lo immedesimava spesso in un uomo pronto ad abbandonare la quotidianità e le abitudini per scoprire la propria identità liberata dai vincoli dell’ambiente in cui vive, ora il viaggiatore riveste mille costumi… Dal pigro che per viaggio intende sedersi nei bar più malfamati e stare in quel posto “perché solo lì capisci la vera anima di un Paese” sino al viaggiatore estremo ‘senza se e senza ma’ che parte per il Nepal pronto ad escursioni al limite della sopravvivenza…
Facciamoci aiutare dai più colti e saggi: lo storico Eric Leed spiega che il viaggio è nello stesso tempo l’origine e la soddisfazione del bisogno di mutamento dell’io, quasi che il viaggio nasca da un desidero di cambiamento senza la certezza, però, che possa essere un successo. E Giorgio Manganelli, che abbiamo già incontrato nel nostro post, con la sua graffiante scrittura, sintetizza: “chi fa un viaggio rischia di arrivare”. Su un altro fronte, Seneca non lascia molto scampo ed è perentorio (ma come si fa a dargli toro in certi casi?), affermando che il viaggio è inutile e non muta l’individuo: “perché ti stupisci se i lunghi viaggi non ti servono, dal momento che porti in giro te stesso? Ti incalza il medesimo motivo che ti ha spinto fuori di casa, lontano”. Insomma, non vogliamo e non possiamo andare a fondo a questo essenziale argomento ma ci accontentiamo di qualche riflessione che ci aiuti a viaggiare meglio e a capire di più. Ci facciamo aiutare da un altro filosofo, Onfray: “non siamo noi a decidere, ma è un Paese che ci attira a sé, come se fosse il nostro luogo naturale: si tratta di una chiamata misteriosa”. In effetti chi non ha provato almeno una volta nella vita una sensazione simile?
Il viaggio, quindi, va nel profondo dell’immaginario collettivo occidentale e certe mete perdurano nel tempo. Anche di Goethe abbiamo già parlato in questo post; ecco cosa dice di Roma, la nostra città tanto antica e ricca: “Roma è la capitale del mondo! In questo luogo si riallaccia l’intera storia del mondo e io conto di essere nato una seconda volta, d’essere davvero risorto, il giorno in cui ho messo piede a Roma. Le sue bellezze mi hanno sollevato poco a poco fino alla loro altezza”.
(Nella foto, Villa Borghese a Roma)